Di­scendeva da ricca famiglia patrizia romana (nacque nel 355 a Bordeaux, dove il padre era funzionario imperiale) e, favorito nella carriera politica da amicizie altolocate, divenne governatore della Campania. Ebbe anche la ventura di incontrare il vescovo Ambrogio di Milano e il giovane Agostino di Ippona, dai quali fu avviato sulla strada della conversione a Cristo. Ricevuto il battesimo verso i venticinque anni, durante un viaggio in Spagna conobbe e sposò Therasia. Dopo la morte prematura dell’unico figlioletto, Celso, entrambi decisero di dedicarsi interamente all’ascesi cristiana, sul modello di vita monacale in voga in Oriente. Così, di comune accordo si sbarazzarono delle ingenti ricchezze che possedevano un po’ ovunque, distribuendole ai poveri, e si ritirarono nella Catalogna per dare inizio ad un’originale esperienza ascetica. Conosciuto e ammirato nell’alta società, era amato ora anche dal popolo, che a gran voce chiese al vescovo di Barcellona di ordinarIo sacerdote. Paolino accettò con la clausola di non essere incardinato tra il clero di quella regione. Declinò anche l’invito di Ambrogio, che lo voleva a Milano. Paolino accarezzava sempre l’ideale monastico di una vita devota e solitaria. Infatti si recò quasi subito in Campania, a Nola, dove la famiglia possedeva la tomba di un martire, S. Felice. Diede inizio alla costruzione di un santuario, ma si preoccupò anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, adattandone il primo piano a monastero, dove si ritirò con Therasia e alcuni amici in comunità monastica. I contatti con il mondo li manteneva attraverso la corrispondenza epistolare con amici e personalità di maggior spicco nel mondo cristiano, tra cui appunto Agostino. Ma a porre termine a quella mistica quiete, nel 409, sopraggiunse l’elezione a vescovo di Nola. Si stavano preparando per l’Italia anni tempestosi. Genserico aveva passato il mare alla testa dei Vandali e si apprestava a mettere a sacco Roma e tutte le città della Campania. Paolino si rivelò un vero padre, preoccupato del bene spirituale e materiale di tutti. Morì a 76 anni, nel 431, un anno dopo l’amico S. Agostino.

Preghiera

San Paolino,
tu che hai sperimentato e santificato
tutti gli stati della vita familiare e civile
e che al vertice dei beni e della gloria
hai rinunciato a tutto
per consacrarti interamente al servizio di Dio e dei fratelli,
ti raccomandiamo di conservare l’amore nelle famiglie
e i senti ideali nella gioventù;
aiutaci ad essere meno attaccati ai beni della terra
e a saper rinunciare a quanto ci è di ostacolo
sulla via della perfezione cristiana e della fraternità umana.

San Paolino,
tu che nell’esercizio delle magistrature romane
e nella composizione dei tuoi inni sacri
ti sei sempre dimostrato amante della verità e della giustizia,
assisti tutti quelli che svolgono un pubblico servizio,
perché esercitino la loro missione con saggezza e rettitudine,
per il bene morale e sociale di tutta la comunità.

San Paolino,
tu che sei stato scelto come patrono di Senigallia
e che per tanti secoli l’hai conservata nella fede
e liberata da tanti pericoli,
continua ad essere il nostro protettore,
il difensore dei deboli,
il custode della città terrena.